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- TESSERE DI UN UNICO MOSAICO
- di Mario Guido
- Sindaco di Marano Marchesato
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- Nellambito delle iniziative per
celebrare, anche in modo laico, il Giubileo del 2000, lAmministrazione comunale di
Marano Marchesato ha inteso promuovere la pubblicazione di due volumi; il primo dedicato
alla chiesa parrocchiale di Santa Maria del Monte Carmelo, il secondo che contiene oltre
400 regesti dei notai maranesi del XVIII secolo riferibili alla vita religiosa e sociale,
curato dalla Sezione didattica dellArchivio di Stato di Cosenza.
- Questo primo volume riguardante la chiesa
parrocchiale è uno studio che ripercorre le vicende delledificio, in relazione al
contesto umano in cui è inserito.Questa scelta è stata determinata dalla volontà di
colmare un vuoto di conoscenza, dovuto alla totale mancanza di studi sullargomento;
quale migliore occasione dellAnno Santo per richiamare lattenzione dei
concittadini su un monumento illustre per la sua antichità, dove ognuno di noi ha dei
ricordi; la chiesa dove siamo stati battezzati, dove abbiamo ricevuto le prime nozioni del
catechismo, dove sono stati sanciti pubblicamente i patti damore tra giovani sposi e
dove abbiamo dato lultimo addio alle persone care, questa chiesa è per noi, il
simbolo dellunità, non potevamo non avere notizie certe sulle sue origini e su
quanto si è sviluppato, purtroppo questa nostra chiesa non ha più quel quadro originale
della Madonna del Carmine, rubato negli anni 70 da mano sacrilega, che chissà
quante implorazioni di aiuto avrà ascoltato dai nostri avi.
Come ho scritto un anno fa sul
Notiziario inviato a tutte le famiglie di Marano Marchesato, in occasione delle festività
natalizie, dalla chiesa del Carmine deve partire un nuovo progetto di sviluppo, che
investa tutta la comunità e che ci guidi con serenità verso il Terzo millennio; solo
dalla conoscenza del passato può venire lintuizione per ripensare il presente e
cercare nuove prospettive di crescita, valorizzando le nostre risorse e la nostra storia.
Un particolare ringraziamento va
al prof. Mario De Filippis, che ha fortemente creduto in questo studio, e che in pochi
anni, da quando è venuto ad abitare stabilmente nel nostro Comune sta catalogando le
antiche carte e ha già ricostruito tre tessere del grande mosaico della nostra comunità:
voglio ricordare il volume sul dottor Giovanni Conforti e la politica del dopoguerra e
quello sul sindaco sacerdote don Luigi Conforti, che pone il prete maranese nel dibattito
nazionale sulla questione meridionale. De Filippis, per questo studio sulla chiesa del
Carmine, si è avvalso della collaborazione di altri studiosi del nostro paese, Salvatore
Aiello, Adele Bonofiglio e Vincenzo Magnocavallo, da sempre attenti alla salvaguardia del
patrimonio storico, artistico e ambientale, e sono certo che se continuerà la loro
collaborazione, avremo ulteriori risultati per la crescita culturale sia dei maranesi
residenti che di quelli che, per ragioni di lavoro, hanno dovuto partire per terre
lontane, ma che hanno nel loro cuore il paese natìo.
Sono particolarmente lieto,
pertanto, di presentare ai cittadini di Marano Marchesato questo volume, segno tangibile
dellattenzione con cui la Giunta, da me guidata, guarda allo sviluppo e alla
crescita culturale della nostra gente.
- Le origini
- di Mario De Filippis
D.O.M.
Questa Chiesa
Fu edificata lanno 1135
Riedificata da sig.
BELLONI e DE AYELLO
Nel 1608
e
Restaurata dal Procuratore
- D. Luigi sac. Conforti
- Fu Leopoldo
- e Teresa De Filippis
- Lanno 1900 1
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Il testo qui riprodotto, posto nella
navata centrale, presso lingresso, esattamente un secolo fa, nel 1900, fa risalire
la fondazione della chiesa al 1135, secondo una tradizione nota agli studiosi locali e
riportata anche in alcuni libri.
Liscrizione segnala da subito le
tormentate vicissitudini di questo luogo di culto, ricostruito una volta nel 1608 e
restaurato nel 1900. La lapide, per la verità, è estremamente sintetica, se si tiene
conto dei molteplici interventi documentati, in conseguenza di frane e di terremoti, che
hanno fatto temere più di una volta la completa distruzione del tempio così caro ai
fedeli di Marano Marchesato e dei paesi vicini. Come si vedrà più avanti laspetto
attuale del monumento è caratterizzato dagli interventi compiuti negli anni Venti del
Novecento: riedi-ficazione del campanile, che sorgeva dal lato opposto allattuale,
ricostruzione della cupola e sistemazione della facciata.
Ma torniamo alla lapide: essa
indica la data di una presunta riedificazione, collocandola nel 1608, ad opera dei signori
Belloni e De Ayello, i cui nomi compaiono in un verbale di visita pastorale2; questi benefattori dispongono un lascito per la celebrazione di
trenta messe annue.
Il testo della lapide è stato
dettato da un sacerdote, Luigi Conforti, da non confondere con lomonimo sindaco e
scrittore ottocentesco, anche lui prete e di qualche anno più anziano e nemmeno con
lautore3 di versi ispirati al dibattito teologico degli anni in cui si tenne il
Concilio Vaticano I. Il procuratore Conforti come amministratore della chiesa poteva avere
accesso agli antichi registri parrocchiali, a documenti e dati oggi in gran parte non più
disponibili.
Conforti accoglie, probabilmente, una
tradizione, ancora oggi tramandata dai cultori di storia municipale, che vorrebbe
unicona orientale, ritrovata nei pressi del luogo dove oggi sorge la chiesa, a
motivo della sua edificazione. Si racconta, inoltre, di cavalieri, di crociati in transito
verso la Terra Santa, in una terra come la Calabria, da sempre luogo di incontri e di
scontri tra popoli lontanissimi per mentalità e cultura: greci, longobardi, arabi,
albanesi.
La leggenda non è particolarmente
originale, dato che la si ritrova allorigine di altre chiese calabresi, dedicate
proprio alla Madonna del Carmine4. Daltra parte la storia dellicona orientale ricalca
in modo evidente il racconto dellarrivo a Napoli dellicona della Madonna
Bruna, limmagine al centro della devozione carmelitana in tutta lItalia
meridionale.
Seguendo i dati della tradizione
cerchiamo allora di collocare in un contesto più preciso le vicende di questa chiesa,
partendo proprio dalla data del 1135, che ci porta in uno dei momenti più tempestosi del
Medioevo: dal 1130 si fronteggiano, infatti, due papi, Innocenzo II ed Anacleto II, eletti5 nello stesso giorno,
a Roma, ed appoggiati ciascuno da sovrani, ordini religiosi e prelati contrapposti. Sono
gli anni in cui la chiesa ha faticosamente chiuso, con il Concordato di Worms del 1122, il
lungo scontro con lImpero mentre si stanno aprendo nuovi problemi con le nascenti
realtà nazionali. Nello stesso periodo, in Italia meridionale, diviene sempre più saldo
il dominio normanno, con lunificazione in un unico regno, da parte di Ruggero II,
delle conquiste operate nel corso di un secolo. Nel 1099, inoltre, si è conclusa
vittoriosamente la prima Crociata per la conquista di Gerusalemme e della Palestina; ma in
poco tempo i musulmani sono di nuovo divenuti una minaccia per i luoghi santi della
cristianità; sta maturando lidea di una nuova crociata. Questo, in estrema sintesi,
lo sfondo in cui incasellare la nostra indagine.
Dietro la leggenda dellicona
possono rintracciarsi elementi, indizi validi a costruire unipotesi? Ovviamente non
rimane traccia di questa icona nelle recenti immagini sacre, custodite attualmente nella
chiesa, commissionate in anni vicini proprio per sostituire quelle rubate o andate
distrutte, e nemmeno se ne fa menzione tra i documenti più antichi oggi disponibili.
Proprio le immagini ci offrono un
punto di partenza, dato che lintitolazione a Santa Maria di Monte Carmelo della
chiesa, riconducibile almeno al Seicento, collega la devozione locale alla già citata
immagine della Madonna Bruna, licona orientale giunta con i frati carmelitani dalla
Palestina, e conservata, fin dal Medioevo, nella chiesa del Carmine Maggiore di Napoli6 .
Più avanti si cercherà di analizzare in
modo adeguato il momento storico in cui si diffonde, in tutto il Meridione, la devozione
alla Madonna del Carmine; proprio in quei primi anni del XVII secolo in cui sarebbe stata
ricostruita la chiesa di Marano Marchesato. Potrebbe essere stata questa lepoca
dellintitolazione al Monte Carmelo.
La tradizione dellicona
orientale, che ha ispirato anche qualche ingenuo tentativo letterario7, inverosimile a un primo esame,
assume un rilievo diverso, meno vago e fantastico, se la si colloca nel contesto del
dodicesimo secolo, intorno alla data fornita dalla lapide, nella Calabria normanna.
Nel 1170 si incontra il toponimo
Marano (Maranus) in un documento di Santa Maria della Matina, in territorio di San Marco
Argentano. Labate Ruggero8 cede
a Lorenzo, giudice di San Marco, una terra nei pressi dellabbazia, ricevendone in
cambio una proprietà a Marano, che sta a cuore a Ruggero, dato che è circondata da ogni
parte da altri possedimenti dellabbazia. Come è noto Santa Maria della Matina,
fondata dai normanni nellundicesimo secolo, rappresentava anche un polo economico e
politico per il controllo del territorio, insieme a Santa Maria di SantEufemia e
alla Santissima Trinità di Mileto. Da questi centri si irradiano sentieri, costellati dai
fondi dei patrimoni ecclesiastici, che consentono di muoversi con relativa sicurezza
attraverso la regione9 . Labbazia della Matina continua
ad accrescere i suoi possedimenti in questo territorio, ricevendo in donazione, nel 1232,
le terre di proprietà di Poma di Rende10.
Dalla valle del Crati si dipartono
i sentieri antichi che, attraverso la catena appenninica, conducono velocemente alla costa
tirrenica; ciò basterebbe a spiegare il passaggio dellabate Ruggero attraverso
queste terre, dove, nel periodo in oggetto, estende la sua influenza e i suoi possedimenti
unaltra istituzione tipicamente medievale, un ordine monastico-cavalleresco: Santa
Maria di Valle Josaphat. Lordine, fondato in Palestina dopo la prima crociata,
possiede filiali in Sicilia e in Calabria; nella nostra regione sorge il monastero di
Santa Maria di Valle Josaphat, posto nel territorio dellattuale comune di Paola,
nelle vicinanze del mare, in collegamento ideale con le fondazioni siciliane
dellordine e con quelle, presto perdute, in Terra Santa11.
Caduta Gerusalemme lordine,
ispirato alla regola benedettina, si dedica a scopi esclusivamente religiosi, curando ed
accrescendo le sue proprietà; in Calabria il monastero di Paola estende i suoi
possedimenti, durante il dodicesimo secolo, su un territorio che dal mare, attraverso la
catena costiera, raggiunge la valle del Crati (comuni di Paola, San Vincenzo La Costa,
Montalto Uffugo, Mendicino e Rende12 ).
Queste proprietà circoscrivono una
zona caratterizzata anche da altre signorie ecclesiastiche, come Rende13 e San Lucido,
rivendicate periodicamente dalla chiesa cosentina, che le mantiene per secoli, nonostante
le mire di diversi signori feudali.
Proprio Rende viene contesa, nel
1254, tra i fedeli di Manfredi e gli uomini di Pietro Ruffo, giunto da San Lucido14 attraverso le montagne a minacciare Cosenza15, durante gli anni che portano al
dominio angioino nel Regno.
Sulle alture intorno a San Lucido
sono ancora visibili i resti di eremi antichi, come Santa Maria di Monte Persano, o Santa
Maria del Castelluccio (comune di Falconara Albanese); queste presenze punteggiano un
territorio percorso da sentieri, utilizzati fino a tempi molto recenti, dimenticati solo
in seguito allo sviluppo della ferrovia e delle strade di grande comunicazione16.
Quanto detto non basta a rendere
credibile una leggenda, ma ne può spiegare lorigine, in unarea così
fittamente caratterizzata da grandi proprietà ecclesiastiche, unite da legami non solo
spirituali con lOriente, che cercheremo di analizzare meglio in rapporto alla
devozione al Monte Carmelo.
Intanto notiamo che il toponimo
Marano ricorre in documenti antichi, di diversa natura, emanati da varie autorità; il
luogo quindi è noto, ben identificabile, come nel caso del beneficio, assegnato ad un
presbitero di nome Vitale, nel 132717.
Ancora più interessante potrebbe
apparire però un documento del 1366, una bolla papale che viene notificata18 allarcivescovo
cosentino in castro Marano Rende, cusentinae diocesis (nel castello di Marano, in
territorio di Rende, secondo la lettura che del documento dà padre Russo).
Larcivescovo è il senese Cerretano de Cerretani, da poco nominato da papa Urbano V
alla sede cosentina; la bolla pontificia lo incarica di difendere i beni dellabbazia
di San Giovanni in Fiore dagli usurpatori. In questo contesto che significato assume la
presenza del nuovo arcivescovo in castro Marano? Lesistenza di un castrum, cioè di
un centro fortificato, in territorio di Rende, non risulta da altre fonti né dalla
presenza di resti murari, ma richiama unaltra pagina poco nota della storia di
questo territorio.
Nel quattordicesimo secolo, cioè
nel periodo in cui sarebbe avvenuto lepisodio appena citato, sembrerebbe attestata
la presenza di un casato di signori di Marano o Marani, come li chiamano gli scrittori
cosentini di memorie feudali, Castiglione Morelli e Sambiasi19 ; si tratterebbe di una famiglia estinta nel giro di poche
generazioni, su cui non mancano riscontri nelle fonti del tempo20. Si parla di un Raone investito del castello di Marano e di
altri feudi dal re Roberto, nel 1337. Nel 1360 si fanno i nomi di Gilberto, Filippo e
Ruggieri, confermati nei loro titoli. Successivamente un Francesco figura come signore di
Marano e titolare di altri feudi nella valle del Savuto, un Mazzeo ottiene il titolo di
capitano della cavalleria e risulta strettamente legato alla potente famiglia Sanseverino.
Non rimane altra memoria di questi signori, che potrebbero aver incoraggiato
lerezione di una chiesa nei loro domini.
La prima menzione della presenza di
una chiesa a Marano risale al 1438; in un documento pontificio21 relativo alla "chiesa
rurale di Santa Maria di Marano". Lindicazione è vaga, senza un riferimento
preciso ad un toponimo più circoscritto, ma si può ritenere probabile che la suddetta
chiesa rurale sorgesse nel sito dellattuale parrocchiale. La contrada Carmine si
mostra ancora oggi circondata da un fitto bosco, nonostante le numerose abitazioni che vi
sono state costruite; attraversata dal torrente Grimoli, lungo il quale sorgevano mulini e
frantoi, questo luogo doveva avere un aspetto ben diverso prima delle innumerevoli frane,
che hanno segnato profondamente il territorio. Il toponimo Monaci, che indica la zona dove
oggi la strada provinciale innesta la via comunale che porta alla chiesa, potrebbe
suggerire la presenza di proprietà ecclesiastiche in questa zona, oppure di qualche
grangia (azienda agricola monastica) di cui però non cè traccia nei documenti
darchivio.
Bisogna tentare di immaginare, a
questo punto, cosa potesse significare la presenza di una chiesa rurale a metà nel secolo
quindicesimo: gli studi disponibili, relativamente alla Calabria, descrivono un territorio
scarsamente popolato, rispetto ai parametri attuali (si ipotizzano, per il basso Medioevo,
da 200.000 a 400.000 abitanti per lintera regione, rispetto ai due milioni attuali).
Linsediamento risulta sparso, più ancora di quello odierno, in piccoli centri,
soprattutto collinari, di poche centinaia di abitanti22. Lorganizzazione ecclesiastica in Calabria si configura
caratterizzata soprattutto dalla struttura parrocchiale, integrata dalla rete dei
monasteri, presenti su tutto il territorio, anche nelle zone più impervie.
La documentazione limitata, la perdita di
molti archivi e la poca attenzione riservata, fino ai nostri giorni, a questo tipo di
memorie, oppongono limiti oggettivi alla conoscenza del medioevo calabrese. Emergono dalle
fonti, in qualche caso, situazioni di degrado morale del clero parrocchiale, spesso di
scarsa cultura, dato che era sufficiente conoscere il latino liturgico per accedere ai
gradi minori e poter godere di rendite e di esenzioni fiscali.
Una chiesa rurale come questa di
Santa Maria di Marano viene affidata solitamente ad un cappellano (cappellanus), posto al
gradino più basso della gerarchia sacerdotale rispetto al rettore o
allarci-presbitero, titoli attribuiti invece al clero dei centri maggiori. Anche in
un centro piccolo il clero conta su un certo numero di sacerdoti, dato che permane fino a
tutto lOttocento e anche oltre, nelle famiglie benestanti, la tradizione di avviare
i figli cadetti alla carriera ecclesiastica. Per questo motivo si incontrano nelle
relazioni delle Visite pastorali, molti sacerdoti23 che si dividono le rendite delle chiese, dei singoli altari, la
nomina di procuratore o di assistente di una confraternita.
Un fenomeno tipico del cosentino,
infatti, è la presenza di parrocchie affidate a più sacerdoti o rettori (rectores), la
presenza di comunità miste, di rito latino e greco, la particolare natura del territorio,
montuoso e difficile da attraversare anche in un distretto circoscritto, spiegano questa
articolazione della parrocchia, che si riscontra anche a Marano Marchesato, attestata in
una relazione di un visitatore apostolico, nel 1684, dove si precisa che il parroco è
tenuto24 a curare le anime di due
terzi dei parrocchiani, mentre la cura del restante terzo grava sul parroco di
Castelfranco25 (oggi
Castrolibero).
Questa frammentazione territoriale
si somma al fitto intrico delle giurisdizioni tipiche dellantico regime, generando
conflitti per il controllo dei cespiti fiscali, come quello che sarebbe allorigine
della separazione tra Marano Principato e Marano Marchesato. Ancora ai primi
dellOttocento si legge26 di un contrasto tra il parroco di Marano Marchesato, da una
parte, e i fedeli della chiesa della Santissima Annunziata, in Marano Principato,
costituita in parrocchia e staccata, pertanto, dalla preesistente circoscrizione. Motivo
della controversia, le rendite sottratte alla parrocchia dalla nuova comunità.
NOTE AL PRIMO CAPITOLO
1. Luigi Conforti, battezzato il 15
dicembre 1848 a Marano Marchesato, figlio di Leopoldo e di Teresa De Filippis, viene
ordinato sacerdote nel 1872 (Archivio storico diocesano di Cosenza, Fondo sacerdoti).
2. Cfr. tra i Documenti in questo volume
la Visita pastorale del 1684.
3. Per il sindaco sacerdote si veda
Mario De Filippis - Carmen Ambriani, Una provincia fuori legge"? Momenti dello
scontro fra Destra e Sinistra in Calabria Citeriore, Cosenza, Progetto 2000, 1999, pp.
28-44. Oltre al procuratore Luigi Conforti si deve segnalare ancora un terzo omonimo
sacerdote, autore di due opuscoli, uno in memoria del suo maestro, durante gli studi in
Seminario, il canonico Sante Carda-mone: Luigi Conforti, Cenni biografico necrologici
intorno al decano D. Sante Cardamone vicario generale dellArchidiocesi di Cosenza,
Cosenza, Tipografia dellOspizio della Redenzione, 1873; laltro di argomento
teologico, Il nuovo astro fra le tenebre dellerrore ovvero il domma
dellinfallibilità pontificia nel secolo decimonono. Visione del sacerdote
Luigi Conforti, Cosenza, Tipografia dellOspizio della Redenzione, 1874.
4. Ad esempio per Scalea: Carmine Manco,
Scalea prima e dopo, Scalea, Grafiche Moderne, 1969, pp. 52-60.
5. Sullo scisma del 1130 si veda Civitas medievale, in Storia della
chiesa, diretta da Hubert Jedin, Milano, Jaca Book, 1976, volume V/1, pp. 5-13.
6. Tra le varie opere sullargomento si veda Gabriele Monaco, Santa
Maria del Carmine detta "La Bruna". Storia, culto, folklore, Napoli,
Laurenziana, 1975. Monaco, parlando della diffusione del culto alla Madonna Bruna, a p.
188 cita proprio la nostra chiesa: "una copia è venerata in Marano Marchesato, in
provincia di Cosenza... se è vero che la chiesa attuale rimonta al Quattrocento, una
costante tradizione dice che nel luogo già nel 1135 era un tempio dedicato alla Madonna
del Carmine, perché il paese non era lontano dalle strade attraversate da quanti, al
tempo delle crociate, venivano o tornavano dalla Terra Santa".
7. Si veda il racconto, inedito, di Maria
Chiappetta, Narra la leggenda, riportato tra i documenti, insieme ad alcuni brevi testi
poetici dedicati alla Madonna del Monte Carmelo.
8. Alessandro Pratesi, Carte latine di
abbazie calabresi provenienti dallArchivio Aldobrandini, Città del Vaticano, 1958,
(Studi e Testi, 197) pp. 62-65.
9. Si veda sullargomento Pietro
Dalena, Strade e percorsi nel Mezzogiorno dItalia (secc. VI-XIII), Cosenza, Due
Emme, 1995, pp. 49-50.
10. Alessandro Pratesi, Carte latine
, cit., pp. 370-371.
11. Francesco Russo, LOrdine di Santa Maria de Valle Josaphat,
"Calabria nobilissima", (IX) 1955, n. 25, pp. 120-138.
12. Pietro Dalena, Istituzioni religiose e quadri ambientali nel
Mezzogiorno medievale, Cosenza, Due Emme, 1997, p. 81: il monastero calabrese di Santa
Maria di Valle Josaphat ebbe 22 dipendenze.
13. Carlo I dAngiò, nel 1268, conferma allarcivescovo di
Cosenza il possesso di Rende e dei suoi casali, tra cui Marano: cfr. I registri della
cancelleria angioina, ricostruiti da Riccardo Filangieri, Napoli, 1968, III vol., p. 17.
14. Per la storia del territorio e gli insediamenti, fortificati e non,
civili e religiosi, si veda il saggio di Emilia Zinzi, Calabria. Insediamento e
trasformazioni territoriali dal V al XV secolo, in Storia della Calabria medievale.
Culture Arti Tecniche, a cura di Augusto Placanica, Reggio Calabria, Gangemi, 1999, pp.
11-87.
15. Si veda Fedele Fonte, Rende nella sua cronistoria, Chiaravalle
Centrale, Frama Sud, 1976, pp. 128-130 e note relative.
16. Edoardo Galli, Per la Sibaritide. Studio topografico e storico,
Acireale, Tip. orario delle Ferrovie, 1907, pp. 88-89.
17. "Anno 1327 in Marano, pbr Vitalis, archipresbuter, tarenos
duos", cfr. Francesco Russo, Regesto Vaticano per la Calabria, vol. I, Roma,
Gesualdi, 1974, n. 5706.
18. Francesco Ughelli, Italia sacra, t. IX, seconda edizione del Coletti,
Venetiis, 1722, pp. 225-226. Documento riportato da Francesco Russo, Storia
dellArchidiocesi di Cosenza, Napoli, Laurenziana, 1958, pp. 428 e 583, che legge
Marano dove il testo dellUghelli porta Morano, toponimo errato per la vicinanza a
Rende a cui fa riferimento lo stesso documento.
19. Fabrizio Castiglione Morelli, De
Patricia Consentina Nobilitate Mo-nimentaorum Epitome, Napoli, s.e., 1709; Girolamo
Sambiasi, Ragguaglio di Cosenza e di trentuna sue nobili famiglie, In Napoli, Per la
vedova di Lazaro, 1639, pp. 99-102. Ecco il testo di Sam-biasi, ripreso pedissequamente da
Castiglione Morelli: "DE MARANI. In fin daglanni milletrecento e trenta
sette chiaramente si vede, che i Cavalieri di questo Casato habbino havuto il dominio del
Castel di Marano durato per continovata succession nella lor famiglia lo spatio di anni
centocinquantanove. Del qual Castello Raon Marani di Calauvria si legge chauvra ne havesse
la nvestitura. E quantunque egli non rivelasse la morte del Padre infra la spatio
dalle leggi prescritto, e fussero doppo tal morte trascorsi ben dodici anni senza
rivelamento, e per tale cagione il dominio di quel Castello ricaduto fosse al suo Re,
nulladimeno erano tanti i meriti di Raone, che alla sola consideraion di essi lo Re
Ruperto privandosi della ragione, che sopra detta Terra come supremo Signore egli havea la
riconcesse a Raone padrone parimente di alcuni altri feudi, e bene stante in ricchizze, e
tenuto in fin di que tempi per nobilissimo, e prode Cavalere. E quantunque alla
nobiltà di questa prosapia habbia il tempo le sue memorie rubbato, nulladimeno pure
troviamo, che Gilberto, Filippo, e Ruggieri negli anni mille trecento sessanta sette
pagavano al loro Re i suoi diritti come signori di feudi distinti in riconoscimento di
vassallaggio, e che Ruperto alla signoria di Marano non solamente aggiunse i feudi
erditari, ma altri ancora compri con suoi danari dalla moglie di Iacomo di Pavola detta
Gostaza. Ci restan le memorie ancora di alcuni, che sono stati delli Re Raonesi graditi
Camerieri, ma memoria più chiara noi habbiam di Francesco, che fu Signore di Pietramala,
del Lago, e di Savuto, e fu Cavaliere di gran valore, e chiarissima la memoria conserviam
di Mazzeo, Signor del feudo di Donna Romana, Capitan di Cavalli, e congiuntissimo in
ognim-presa a Sanseverini. Di personaggi di questo sangue si fa honorevole
men-tione in diverse scritture, e della famiglia noi giudichiamo per inveterata traditione
de nostri Avoli, e Padri, che sia antichissima, e molto nobile in discendenza. Della
qualle il Martirano (Claro etiam sanguine orti sunt Ma-rani. Caletae, quae nunc Petramala
dicitur, et Sabutio, cui nunc Savutello nomen est multos annos sunt dominati. Ra Marani,
qui vixit anno a Christi natalibus MCCCXXX crebra est meotio in diplomatibus regijs)
Larmi de Marani sono tre fascie rosse in campo bianco".
20. Vedi Fonti aragonesi, a cura degli Archivisti napoletani, Napoli,
1967, volume V, pp. 121 e 195.
21. 1438, 23 maggio. A Paolo
Pa-risio, Canonico Cosentino, si affidano le rendite di Santa Sofia di Donnicis, e di
Santa Maria di Marano, chiese rurali della Diocesi cosentina, vacanti per la morte di
Giacomo de Friga di Cosenza, cfr. Francesco Russo Regesto Vaticano..., cit., vol. II, n.
10375.
22. Pietro De Leo, Mezzogiorno medievale. Istituzioni, società,
mentalità, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1984, pp. 155-161.
23. Gaspare Nudi, Quadro generale degli ecclesiastici, delle foranie,
parrocchie, chiese, festività, religiosi e fedeli della Arcidiocesi di Cosenza, Cosenza,
1874, a p. 20 riporta per Marano la seguente situazione: Della parrocchia è economo don
Serafino De Filippis, i sacerdoti sono Marzio Pellegrini, Giuseppe Iantorno, Luigi
Spizzirri, Alessandro Passarelli, Raffaele Conforti, Luigi Conforti, Gaetano Conforti,
Salvatore De Filippis, Carmine De Filippis, Ferdinando Spizzirri, Giuseppe Chiap-petta,
Leopoldo Passarelli, Luigi Conforti di Vincenzo, in Rende.
24. Archivio storico diocesano di
Cosenza, Visita pastorale del 1684 (tra i Documenti in questo volume).
25. Un documento vaticano relativo al parroco di Castelfranco, oggi
Castrolibero, conferma questuso nel 1560: cfr. Francesco Russo, Regesto Vaticano...,
cit., Pio IV, 17 giugno 1560.
26. Antonio Savaglio, Una bella chiesa barocca di Calabria,
"Calabria 2000", XIX (1990), pp. 37-38.
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- Maria SS. del Monte Carmelo
- di Mario De Filippis
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- Lintitolazione a Santa Maria
di Monte Carmelo richiama, come si è già accennato, la presenza dei Carmelitani, le cui
vicende ci riportano, forse solo casualmente, al tempo delle crociate. Lorigine
dellordine carmelitano va cercata, infatti, in Terra Santa, in una comunità di
eremiti fondata sul Monte Carmelo1, nel XII secolo. La riconquista araba della Palestina porta i
Carmelitani a diffondersi in Europa, organizzati in forma cenobitica e con ordinamenti
simili a quelli degli ordini mendicanti (francescani e domenicani).
- Piero Bargellini nel suo libro più noto,
Mille santi del giorno, alla data del 16 luglio ricostruisce la storia della devozione
alla Madonna del Carmelo, in modo semplice ma efficace:
- Nel calendario della Chiesa è segnata a
questa data la festa della Beata Vergine del Monte Carmelo. Il giorno, quindi, deve essere
considerato quello onomastico per tutti coloro che ripetono il nome di Carmela, o di
Carmen, secondo la forma di provenienza spagnola, e anche per quelli, non pochi, che
ripetono il nome di Carmelo.
- Il Carmelo è un monte che in Palestina
si protende sul Mare Mediterraneo, formando un ripido promontorio. È o almeno era
un tempo ricco di verde e di vegetazione, da cui il nome di giardino o frutteto.
- NellAntico Testamento si legge
lepisodio del Profeta Elia il quale, pregando sul Monte Carmelo durante una
disastrosa siccità che aveva colpito la terra di Israele, vide in cielo formarsi una
nuvoletta, che rapidamente si allargò e presto coprì la volta celeste, sciogliendosi in
una lunga pioggia ristoratrice, grazie alla quale la terra riarsa ritrovò fertilità e
abbondanza.
- La nuvola avvistata dal Profeta Elia e la
pioggia miracolosamente caduta dal cielo viene considerata una delle molte figure
profetiche di Maria, fonte di ogni grazia e pioggia di santità sullarsura del male.
- Lo stesso Elia, secondo la tradizione,
avrebbe istituito sul Carmelo un Ordine di solitari che onorarono nella penitenza e nella
preghiera la Vergine non ancora nata, destinata ad essere madre del Messia.
- Per tracciare la storia dellOrdine
Carmelitano occorrerebbe rievocare la venerata figura di San Simone, denominato Stock
perché, fuggito dodicenne dalla casa paterna, si rifugiò come eremita nel tronco cavo di
una grande quercia.
- Nato nel Kent, in Inghilterra, nel 1185,
Simone Stock divenne più tardi superiore generale dellOrdine dei Carmelitani. Fu in
questa alta carica che egli ottenne, dal Papa, lapprovazione definitiva della Regola
carmelitana, già da tempo codificata da San Broccardo e dal Beato Alberto.
- Ma ancora più importante, nella storia
dellOrdine religioso del Carmelo fu la visione di San Simone Stock, al quale, nel
corso dellanno 1251, apparve la Madonna in veste di Nostra Signora del Carmelo,
consegnando al vecchio penitente e superiore generale il prodigioso scapolare che, ella
annunziò, avrebbe liberato dalle pene dellinferno tutti coloro che lo avessero
indossato.
- Alleco di questa apparizione e alla
diffusione dello scapolare del Carmelo, è legata la grande fioritura dellOrdine
carmelitano tra il XIII e il XIV secolo. Ma non si creda che lanzianità di
questOrdine risalga soltanto al tempo di San Simone Stock, o tuttal più a
quello di San Broccardo.
- Quando, nel 1226, la nuova Regola
monastica fu approvata dal papa Onorio III, i Carmelitani istituirono la festa della
Madonna del Monte Carmelo, per festeggiare il riconoscimento della loro Regola e al tempo
stesso per ricordare lantichissima origine della spiritualità carmelitana.
- LOrdine del Carmelo vide in quei
tempi una vastissima diffusione in tutti i paesi cristiani, accompagnando la diffusione
dellOrdine francescano e di quello domenicano. Non mancò città che non avesse la
sua chiesa dedicata a Maria, fiore del Carmelo, e il suo convento di Carmelitani,
continuatori di una millenaria tradizione di pietà mariana.
- Nella festa della Madonna del Carmelo si
ritrova così un ideale punto di incontro tra i millenni dellAntica alleanza e i
secoli della Redenzione. E non è senza un profondo significato che tale punto di incontro
avvenga nella figura e nellamore di Maria, fonte di ogni salvezza, pioggia di ogni
grazia, fiore del Carmelo.
- Losservanza della festa del
16 luglio, dedicata a Nostra Signora del Monte Carmelo, sorge tra i Carmelitani nel 1380,
dopo il riconoscimento formale dellOrdine. Papa Sisto V, nel 15872, approva ufficialmente la
festa, che nel 1600 diventa la festa patronale dei Carmelitani. Circondata da grande
devozione popolare, celebrata come festa universale dal 1726, viene infine ridotta a
memoria facoltativa dal 1960. Il periodo tra Seicento e Settecento appare agli studiosi
animato da grande slancio religioso, soprattutto nelle varie forme della religiosità
popolare. Spagna e Italia Meridionale in primo luogo conoscono una tale diffusione di
questo culto da caratterizzarsi in modo peculiare rispetto alle altre terre cristiane.
- Potrebbe risalire al periodo di massima
diffusione di questa devozione, tra il Cinquecento e il Seicento, lintitolazione
della chiesa parrocchiale di Marano Marchesato alla Madonna del Monte Carmelo,
considerando la grande crescita delle devozioni carmelitane in questi anni. Potrebbe anche
essere stata una confraternita, in un momento di particolare vivacità, ad ottenere
lintitolazione. Per la stato della documentazione non è possibile andare oltre le
ipotesi; solo la data del 1608 riportata dalla lapide posta nella chiesa sottolinea
limportanza di questo periodo.
- Nel sedicesimo secolo, inoltre, si
afferma la signoria degli Alarçon, una famiglia spagnola, in un vasto territorio che va
da Carolei a Rende, ma comprende anche Fiumefreddo Bruzio. La denominazione Marano
Marchesato3 si attribuisce proprio alla presenza di questa famiglia e alla disputa con i
Sersale di Cerisano per il controllo dei territori posti al confine delle due signorie.
Tutta da indagare lincidenza degli Alarçon su queste terre; basti notare, per quel
che riguarda la nostra ricerca, che sotto il loro dominio a Carolei viene fondato un
convento carmelitano.
- Tra le devozioni riconducibili al Carmelo
quella più nota e diffusa è sicuramente lo scapolare: una specie di mantello, lungo
quasi fino ai piedi, che parte dalle spalle (da cui il nome dal latino scapulae, spalle),
in epoca antica utilizzato dai monaci durante il lavoro manuale. Con i Carmelitani si
diffonde la tradizione dello scapolare anche per i laici, secondo la promessa fatta dalla
Vergine a San Simone Stock, di salvare chiunque, al momento di morire, indossasse lo
scapolare. Dal XV secolo in poi gli scrittori carmelitani cominciano a parlare di questa
pratica pia anche per i laici, quindi in origine era diffusa solo tra i religiosi. La
diffusione della devozione si accompagna, nei secoli successivi, al grande sviluppo
dellOrdine e delle confraternite laicali ad esso collegate; si pone il problema
delle dimensioni del mantello, troppo ingombrante per i laici, che viene sostituito con un
abito simbolico, molto ridotto di dimensioni, fino a quando papa Pio X autorizza
luso, in alternativa, di una medaglia.
- Non si pretende in poche parole di
illustrare gli aspetti molteplici di un fenomeno così ampio come quello della pietà
popolare, ma solo di accennare i fatti indispensabili per comprendere in quale orizzonte
si pone la piccola comunità di Marano Marchesato.
- La presenza dei Carmelitani in
Calabria, dopo queste vicende che li portano ad essere assimilati agli ordini mendicanti,
è piuttosto tarda rispetto ad altre regioni, i confini della provincia di Calabria
vengono definiti solo nel 15754. La
diffusione dellOrdine però è molto anteriore, risalendo al Trecento la fondazione
del convento di Corigliano5.
- Ovviamente la storia
dellOrdine non esaurisce quella della sua diffusione popolare6, ma sicuramente la presenza dei frati veicola e
diffonde queste manifestazioni ben oltre i limiti della presenza dellOrdine.
Fondamentale appare, in Calabria, il ruolo delle confraternite, di cui si parla più
avanti, nellaffermarsi di una devozione; bisogna anche aggiungere che la gran parte
di queste confraternite, inoltre, sorge7 fuori dai conventi, per iniziativa dei laici, caratterizzando in modo
peculiare lItalia Meridionale.
- Basti pensare, anche per lepoca
attuale, ai legami che uniscono le comunità di maranesi allestero con la
parrocchia, attraverso la devozione alla Madonna del Carmine, le offerte, le richieste di
suffragi.
- A Marano Marchesato il momento della
festa patronale, il 16 luglio, in concomitanza con la fiera che, dai tempi più antichi,
si tiene intorno alla chiesa, assume rilevanza per i molteplici significati che in essa
sono leggibili. La festa religiosa è in primo luogo momento di socialità, in cui tutta
la comunità si riconosce collettivamente e si identifica nella sua patrona. La vita
stessa della comunità viene sancita, nel suo ritmo, dalle feste, che si succedono una
dopo laltra, durante lestate, impegnando i comitati promotori e tutti i fedeli
in gare di generosità, animate anche dalla volontà di superare i paesi vicini.
- Come si può conoscere la storia
religiosa calabrese e quindi, indirettamente, anche quella sociale e culturale? La vita
delle piccole università, come venivano chiamati i comuni durante lantico regime,
può essere indagata grazie ad una straordinaria mole di documenti custoditi negli archivi
ecclesiastici.
- La Riforma cattolica, o Controriforma,
codificata nel Concilio di Trento, dà nuova energia spirituale alla Chiesa e detta norme
vincolanti per la vita religiosa in tutto il mondo cristiano. In particolare i decreti
conciliari impongono a tutte le diocesi di dotarsi di un seminario per la formazione del
clero. A Cosenza il seminario viene istituito nel 1589. Le parrocchie, inoltre, ricevono
disposizioni per la tenuta dei registri e dei libri, i vescovi o i loro delegati
ispezionano periodicamente le chiese, lasciando delle relazioni ancora oggi utilissime per
conoscere la storia di questi anni. Anche le chiese di Marano figurano sui resoconti delle
Visite pastorali.
- La comunità parrocchiale appare
minuscola, ma devota e non interessata da fenomeni vistosi di superstizione o di magarìa,
almeno tali fenomeni non vengono segnalati dai prelati in visita. Le Visite pastorali, a
cominciare da quella del 1666, la prima in cui si parla di Marano Marchesato, e le
successive, sono state riportate in questo volume per esteso. Dellarchivio
parrocchiale rimane ben poco; per fortuna si sono conservati alcuni dei registri più
antichi, relativi ai battezzati e ai defunti. Una mole straordinaria di notizie emerge dai
fondi notarili dellArchivio di Stato di Cosenza.
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- NOTE AL SECONDO CAPITOLO
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- 1. Civitas
medievale, in Storia della Chiesa, cit., p. 251
- 2. Michael
Walsh, Il grande libro delle devozioni popolari, Casale Monferrato, Piemme, 2000,
pp. 188; 293; 322.
- 3. Si veda Gustavo Valente, Dizionario dei luoghi della Calabria, Chiaravalle
Centrale, Framas, 1972, volume II, pp. 580-582.
- 4. Elisa
Novi Chiavarria, Insediamento e consistenza patrimoniale dei Carmelitani in Calabria e
in Puglia attraverso linchiesta innocenziana, in Ordini religiosi e società
nel Mezzogiorno moderno (a cura di Bruno Pellegrino e Francesco Gaudioso), Galatina,
Congedo, 1987, pp. 203-230.
- 5. Molte notizie sulla storia dei
Carmelitani in Calabria nel volume di padre Anselmo Cosimo
Leopardi, I Carmelitani di Calabria, Palmi, Istituto di scienze religiose dei Padri
Carmelitani, 1987, (tip. Marafioti di Polistena).
6. Per i patronati cfr. Giuseppe Galasso, Gli insediamenti e il territorio, in Laltra
Europa. Per una antropologia storica del Mezzogiorno dItalia, Milano, 1982, pp.
88 e 114.
- 7
. E.
Boaga, Le Confraternite del Carmelo e dello Scapolare, in La dimensione mariana
del Carmelo, vol. I, Roma, 1980.
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- CONFRATERNITE ED OPERE PIE
- di Mario De Filippis
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- Cosè una confraternita? Secondo il
diritto canonico attuale è unassociazione fedele a Cristo, in cui chierici e laici
insieme tendono allincremento di una vita perfetta, alla promozione del culto e
della dottrina cristiana, ad altre opere di apostolato, di pietà e di carità, di
animazione dellordine temporale mediante lo spirito cristiano. Il Codice di diritto
canonico (canone 301 §1) distingue, inoltre, le associazioni private, che possono sorgere
liberamente, da quelle pubbliche, che necessitano dellapprovazione
dellautorità ecclesiastica.
- Le confraternite, o
Terzordine, dato che spesso sono costituite da laici che si ispirano ad uno dei
tanti ordini religiosi presenti nella chiesa, sorgono durante il Medioevo, in una società
che si basava e si articolava secondo i vincoli, i legami dati dalla parentela in senso
molto ampio, ma anche dal lavoro comune, dallappartenenza ad un luogo, ad una strada
o contrada. Spesso le confraternite riuniscono gli artigiani che svolgono lo stesso
lavoro, oppure i rappresentanti di una classe sociale più elevata, aristocratici o
borghesi; la sede dellassociazione è presso una chiesa, a volte costruita per
volontà della stessa confraternita. Già nei primi secoli dellera cristiana si
costituiscono dei gruppi con il compito di provvedere alla sepoltura dei defunti, e questa
pia pratica caratterizzerà per secoli molte confraternite, che assumeranno proprio la
cura dei cimiteri e dei funerali. Così opera a Marano Marchesato la confraternita, sia
nel periodo in cui le sepolture avvengono nei pressi della chiesa parrocchiale, sia quando
viene costruito il cimitero accanto alla Chiesa dellAssunta. Perché la cura del
cimitero e delle sepolture assume tale importanza? Perché proprio le sepolture, specie
dei più poveri, avvenivano in un modo così degradante e precario da sollecitare
lattenzione della comunità, da attivare le energie umane e materiali dei fedeli. I
verbali delle Visite pastorali citano una sola confraternita, quella dellImmacolata,
con sede presso lomonima chiesa, da più di cinquantanni chiusa al culto e
adibita, in passato, a piccolo teatro parrocchiale. I documenti di archivio ne attestano
ben quattro1,
Maria SS. del Carmelo, SS. Immacolata, SS. Rosario e Sacro Cuore di Gesù; forse potrebbe
trattarsi, in un caso, della medesima congrega che compare sotto diversi titoli, come è
documentato in altri centri nel Meridione.
- Quattro congreghe sembrerebbero
sproporzionate rispetto alla popolazione del comune, che non ha mai superato le tremila
anime; piuttosto le varie intitolazioni potrebbero documentare i tentativi fatti, in
momenti diversi, di ridare slancio ad una forma associativa che ha subìto varie
vicissitudini, sia durante il governo borbonico, sia con la realtà unitaria e le leggi
piemontesi.
- Ancora nel 1946 il parroco don
Giuseppe Intrieri scrive alla Curia generalizia carmelitana per ottenere2 di ridare vita ad una confraternita del Monte
Carmelo3, segno che a quella
data doveva da tempo risultare in abbandono qualunque pratica ed attività legata a questa
forma di associazione. Bisogna dire a questo proposito, però, che i sacerdoti da tempo
avevano cercato di introdurre dappertutto, anche a Marano Marchesato, nuovi modelli di
associazionismo laicale, per sostituire le antiche congreghe: lAssociazione San
Luigi, il Sacro Cuore ed altre.
- Le confraternite, insomma, oggi farebbero
parte del mondo del volontariato o del no profit, sebbene siano quasi completamente
scomparse come forma di associazione, insieme al loro patrimonio di tradizioni, di legami
di solidarietà fra le persone, di riconoscimento semplice e immediato della possibilità
di rispondere ai bisogni.
- Per quanto riguarda le vicende delle
associazioni laicali in Italia Meridionale bisogna ricordare che, nel Regno di Napoli, tra
il 1760 e il 1798, hanno dovuto inviare a Napoli le proprie regole, per essere approvate
dal Re, previo esame della Curia del Cappellano Maggiore o della Camera di Santa Chiara.
In questepoca la monarchia borbonica attua una politica di intromissione negli
affari ecclesiastici, imponendo a queste antiche istituzioni laicali lesame e
lapprovazione regia, secon-do un indirizzo comune a molti governi europei. Da ciò
anche la consistente documentazione disponibile negli archivi pubblici piuttosto che in
quelli ecclesiastici.
- In particolare per le confraternite
carmelitane4 si dispone di una serie di dati, tratti da vari archivi, statali ed
ecclesiastici. In Calabria sono state censite 83 confraternite del Carmine, di cui 13 in
diocesi di Cosenza. In ordine cronologico la più antica viene istituita a Reggio
Calabria, nella Chiesa del Carmine, nel 1520.
- In Calabria Citeriore (attuale
provincia di Cosenza) la prima confraternita nota è quella di Scalea, nel 1606. Bisogna
arrivare al 1742 per incontrare i documenti relativi a Rende, dove la confraternita ha
sede presso la Chiesa di San Giuseppe; nel 1778 a Mendicino, nel 1824 a Cerisano. Solo nel
1883 si incontra la confraternita di Marano Marchesato5, fondata il 9 febbraio nella
chiesa parrocchiale, e rinnovata il 15 febbraio 1955; bisogna dire però che gli archivi
non sono completi e una parte della documentazione potrebbe essere andata dispersa.
- Sono numerose anche le parrocchie
dedicate alla Madonna del Carmine, in provincia di Cosenza: Carolei, Cosenza, San Vincenzo
La Costa, Marano Marchesato, Montalto Uffugo, Parenti, San Giovanni in Fiore, San Marco
Argentano, Sotterra di Paola, Spezzano Albanese.
- Gli studiosi dellOrdine carmelitano
evidenziano il carattere popolare ed interclassista delle confraternite carmelitane,
aperte ad artigiani e ad altri gruppi di lavoratori; si cita come esempio il caso di
Masaniello, le cui vicende, fino alla tragica fine, si svolgono tutte accanto alla chiesa
del Carmine Maggiore in Napoli.
- Alcuni storici6 danno una lettura in
complesso negativa di questa forma di associazionismo, sottolineano, in particolare, le
rivalità tra una congrega e laltra, dietro cui si evidenziano gli scontri tra le
famiglie e i gruppi sociali che rispettivamente le sostengono.
- Per quanto riguarda la comunità di
Marano Marchesato non esistono indagini specifiche sullassociazionismo in questo
circondario, dove pure, ancora oggi, operano una serie di confraternite fortemente
radicate7 nella storia locale. Si può
prendere come riferimento la Congregazione del Carmine di Cerisano, un comune a pochi
chilometri da Marano, centro per alcuni secoli dei domini della famiglia Sersale. Il
regolamento della congrega di Cerisano viene approvato da Ferdinando II il 20 giugno 18248 . Si tratta di un testo
piuttosto scarno, dedicato soprattutto agli obblighi economici e allimpegno dei
fratelli a partecipare alle preghiere comuni. Il regolamento sottolinea che i fratelli
devono "evitare le compagnie scandalose, le conversazioni, i ridotti di gioco o altri
simili scandali", non parlare di ciò che viene deliberato in Congregazione,
soprattutto di eventuali "mortificazioni", cioè provvedimenti disciplinari a
carico di un fratello. La parte più interessante tocca da vicino lispirazione
cristiana della confraternita: "infermandosi qualche fratello o sorella,
glinfermieri che debbono essere i più provetti, parteciparlo al Priore ed
Ufficiali, acciò occorrendo possa essere soccorso linfermo dalla Congregazione,
colla pietà ed elemosina dei con-fratelli". Non ci sono norme relative al censo dei
fratelli, si raccomanda soltanto che gli ufficiali godano di buona fama. Ancora operante
oggi, si mantiene viva in essa la memoria della rivalità con laltra confraternita
attiva in paese, quella del Rosario.
- La perdita della documentazione cartacea
relativa a Marano potrebbe essere compensata da indagini demoantropologiche; una traccia
della solidarietà antica potrebbe essere rinvenuta in altri momenti della storia della
parrocchia, ad esempio la nascita della Cassa rurale, di cui si parlerà più avanti. La
presenza di una società di mutuo soccorso, agli inizi del Novecento, andrebbe indagata in
questo senso.
- Qualche notizia ci viene da un
Questionario del 1936, riportato per esteso tra i Documenti del volume. Negli anni trenta
erano attivi un asilo infantile, istituito dal dottor Iantria, residente a Napoli ma
originario di Marano Marchesato e un Orfanotrofio femminile, fondato da un alto
magistrato. I due enti verranno uniti e le loro vicende saranno al centro del dibattito
politico e amministrativo comunale, fino ai nostri giorni.
-
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-
- NOTE AL TERZO CAPITOLO
-
- 1. Archivio
storico diocesano di Cosenza, Confraternite, Marano Marchesato. Si veda anche tra le carte
della famiglia Aiello di Marano Marchesato. Notizie riguardanti divisioni,
cessioni, rinunzie, titoli di compro dei fondi ecc. ecc. Il tutto concernente Giuseppe
Pellegrini Occhiuti e suoi eredi. Senza data ma 1909: Censo dovuto al Rosario di
Marano Marchesato. Riguardo un censo prima appartenente a Belmonte Andrea (alias Sciollafurnu)
e poi a Pellegrini Occhiuti Francesco in Lire 5,10 annue, bisogna vedere listrumento
11 marzo 1767 per notar Gatti. (Cfr. fascicoletto delle ricevute del censo del SS. Rosario
di Marano Marchesato - Ric. 14 settembre1909).
- 2. Nella biblioteca del sacerdote
Giuseppe Intrieri, di Marano Marchesato sono stati rinvenuti due documenti: Curia
generalizia dei Padri Carmelitani, Roma 17 gennaio 1946. Al parroco di Marano Marchesato.
Risposta a una richiesta di istituzione di Confraternita e TerzOrdine. Curia
generalizia dei Padri Carmenlitani, Roma 28 gennaio 1946. Al parroco di Marano Marchesato,
Risposta a una richiesta di istituzione di Confraternita e TerzOrdine.
- 3. Per una rassegna della
bibliografia sullargomento e per le riflessioni sul problema della committenza si
veda Giorgio Leone, Liconografia della Madonna del
Carmine e la committenza confraternale in Calabria dal XVI al XIX secolo, in Confraternite,
chiesa e società. Aspetti dellassociazionismo laicale europeo in età moderna e
contemporanea, a cura di Liana Bertoldi Lenoci, Cosenza, Fasano, 1994, pp. 717-754.
- 4. Anselmo
Cosimo Leopardi, I Carmelitani di Calabria, cit., segnala tra le sue fonti presso
lArchivio di Stato di Napoli, il fondo della Regia Camera di Santa Chiara,
Inventario n. 58, Ca-pitolazioni delle Congreghe.
- 5. Ibidem,
p.200.
- 6. In particolare Enzo Misefari, Storia sociale delle Calabria, Milano, Jaca Book,
1976, da p. 230 in poi.
- 7. Sono ancora attive, ad esempio,
le confraternite del Rosario di Rende, del Carmine e del Rosario di Cerisano, Cfr. anche Maria Teresa Reda, Statuti delle confraternite laicali a Mendicino,
"Rivista storica calabrese", N. S. anno VIII (1987), n. 1-4, pp. 535-571.
- 8. Cfr. Regolamento della Congregazione del Carmine di Cerisano (Diocesi di
Cosenza), Cosenza, Tipografia del giornale "La Lotta", 1892. Lopuscolo
di 16 pagine riporta il Decreto Regio e il Regolamento; mi è stato segnalato dal dottor
Lorenzo Chiappetta di Ceri-sano, che ringrazio per la cortesia.
- VITA DELLA COMUNITA'
- di Mario De Filippis
-
- Nel 1946, anche a Marano Marchesato le
ferite della guerra sono ancora ben visibili; a parte i caduti al fronte, quattro bambini
perdono la vita tragicamente, dilaniati dallesplosione di un residuato bellico.
Proprio nei pressi della chiesa parrocchiale si era installata una batteria antiaerea
tedesca; dopo lo sbarco degli anglo-americani in Calabria, l8 settembre 1943, il
reparto aveva abbandonato la posizione, facendo esplodere le munizioni, che si erano
sparse per un largo raggio intorno, fino al comune limitrofo di Marano Principato, nel cui
territorio vengono ritrovati proiettili inesplosi. Molti ricordano, inoltre, il soldato
tedesco fucilato dai commilitoni per aver sottratto un po di benzina dal campo,
sepolto nel cimitero comunale per molti anni. Il giovane parroco del tempo, don Giuseppe
Intrieri, giunto in paese nel 1942, nel pieno di queste tragiche vicende, riesce a
pubblicare un bollettino parrocchiale, lEco del Carmine, sul quale rivolge un
appello ai fedeli:
-
- DEVOTI DEL CARMINE
- Conosciamo bene la vostra devozione alla
Vergine del Carmine, conosciamo il vostro attaccamento alla Venerata Immagine che sotto
questo titolo si onora nella chiesa a Lei dedicata in Marano Marchesato. Vicini e lontani
voi avete sempre nel vostro cuore e sulle vostre labbra il nome della Madonna del Carmine
di Marano. A Lei siete ricorsi e ricorrete nelle vostre angustie, nei vostri bisogni
spirituali e temporali ed Ella vi ha sempre esaudito maternamente. Quanti vostri padri,
figli, sposi, parenti sono stati salvati e ricondotti alle vostre case, dopo questa guerra
terribile, per la sua intercessione. Ma se la guerra delle armi è finita, una vera pace
non è ancora spuntata nel mondo, che rimane sempre una valle di lacrime e di dolori. La
vostra Madonna del Carmine vuol rimanere perciò sempre accanto a voi per difendervi.
Venerate nelle vostre case la sua immagine, portate sul vostro petto il Santo Abitino,
invocatela sempre. Questo foglio vi porterà la voce di Maria, delle sue grazie, dei suoi
favori. Vogliate gradirlo e aiutarlo con le vostre offerte. Abbiamo in pensiero, con
laiuto di Dio, della Vergine, e vostro, di riparare e abbellire la sua Chiesa e di
far sorgere accanto ad essa opere di beneficenza. Viva la Madonna del Carmine!
- Il parroco si rivolge, in questi
anni, a chiunque possa intervenire; tra le sue carte si rinvengono numerose lettere a
uomini politici e le risposte1 delle varie amministrazioni interpellate.
- Lattaccamento dei fedeli alla
chiesa patronale e ai santi patroni, a volte, si manifesta in forme distorte ed eccessive,
in conflitto aperto anche con lautorità ecclesiastica, quando questultima
cerca di frenare abusi o pratiche giudicate non ortodosse.
- Nel 1924, ad esempio, in un clima di
scontro in tutta Italia fra episcopato da una parte ed autorità locali dallaltra,
per il controllo delle feste religiose, il sindaco di Marano Marchesato, Nicola Sicilia,
affida a un volantino la sua protesta per le limitazioni imposte alle processioni:
-
- Cittadini!
- Contrariamente a quanto venne esposto nel
manifesto del 2 corrente, affisso sulle cantonate del paese in ordine alla celebrazione
della festa di San Rocco con relativa processione stabilita per domenica 6 corrente, mi
faccio il dovere di render noto a questa spettabile popolazione che Sua Eccellenza
Trussoni, sempre contrario per le processioni di tutti i nostri veneratissimi santi, ha
imposto al facente funzioni parroco, signor Don Cesare Chiappetta, di tenere domenica
prossima chiusa la porta della chiesa, affinché la processione non venga fatta, del che
è stato anche informato il Maresciallo dei Regi Carabinieri di Rende per evitare ogni
possibile perturbazione nellordine pubblico. E perciò, egregi miei concittadini,
che vi esorto alla calma e mantenere quel contegno che si addice a gente pacifica e
civile.
- Nello stesso tempo farò le pratiche del
caso per far disporre che si facciano tutte le processioni dei nostri santi e siano
rispettati i diritti del popolo.
- Marano, 4 luglio 1924 Il Sindaco Nicola
Sicilia
- I rapporti tra il Comune e
larcivescovo sono tesi da tempo, come si legge nella lettera che il Sindaco aveva
inviato2 a
Mons. Trussoni due anni prima:
-
- Rispondo alla nota dellE. V. del 14
corrente per farle osservare che il sottoscritto in data 11 corrente inviò a V. E. una
lettera concernente le feste dei santi titolari e santi supplenti (così sono stati
classificati dai preti locali), semplicemente per soddisfare il desiderio del procuratore
della Madonna del Carmine, sacerdote Conforti Antonio e dimostrare anche a questi
cittadini che nessuna colpa si può attribuire allAmministrazione comunale per la
proibizione delle processioni dei santi esistenti in queste chiese, siano essi grandi,
siano essi piccoli, siano essi titolari, siano essi supplenti.
- La risposta dellE. V. mi ha
lasciato alquanto male sia perché io non debbo vivere con le chiese o coi santi o coi
preti e sia perché essa risposta è stata fatta da persona savia, colta e coscienziosa,
qual è lE. V.
- In chiesa come ha detto lE.
V. si facciano pure le feste solite a farsi, però circa le processioni
contrariamente a quanto volle disporre lE. V., tengo a dirle che di esse per ogni
chiesa non ne permetto una.
- Non è il vescovo o il parroco che deve
nei paesi permettere le processioni, gli spari di mortaretti e di fuochi artificiali,
bensì il solo Sindaco, che rappresenta lUfficiale di pubblica sicurezza e
dordine pubblico.
- Per lo scrivente le chiese ed i santi
sono tutti uguali, nessuno di essi è più miracoloso o più ricco dun altro.
- Ed ecco per cui, a questi cittadini che
vogliono tutte le processioni e tutte le feste, feste che essi sostengono mediante ricche
e spontanee offerte (i santi che trovansi nella chiesa del Carmine secondo la voce
del pubblico incassano circa lire 100.000 allanno), ricavate dai loro
guadagni sudati e stentati, bisognerebbe consentire tutti i permessi anche i più piccoli.
- Eccellenza, pare che anche lei sia
ostinato a dare i permessi sempre avuti per il passato a causa dei quali,
come ebbi a farle osservare, giorno per giorno va scemando in questo paese la fede
religiosa, la quale per me rappresenta lunica fonte di bene, lunica ricchezza,
lunica ispirazione grande e bella, lunica mira per il raggiungimento della
felicità eterna.
- Il Sindaco Nicola Sicilia
-
- Nei Sinodi delle varie chiese locali, da
un secolo allaltro, fino ad oggi si possono leggere le preoccupazioni dei vescovi
davanti a manifestazioni di religiosità popolare ritenute eccessive; il ripetersi delle
norme, dei divieti, delle raccomandazioni, segnala anche la scarsa riuscita di questi
tentativi.
- Qualche anno prima, del resto, la
popolazione di Marano si era opposta violentemente al tentativo di spostare le statue e le
immagini sacre dalla chiesa, pericolante per lennesima frana; riferisce il fatto il
parroco del tempo, don Luigi De Filippis, in una lettera allarcivescovo, riprodotta
tra i Documenti di questo volume.
- La parrocchia non esprime però
solo un arcaico attaccamento alle tradizioni; da essa partono anche i tentativi di
rinnovamento e di partecipazione dei cattolici alla vita politica e amministrativa, locale
e nazionale. A Marano Marchesato, nel 1920, don Carlo De Cardona e don Luigi Nicoletti,
artefici del movimento cattolico in provincia di Cosenza, vengono ad inaugurare la locale
sezione del Partito Popolare. Nello stesso periodo, per iniziativa di don Luigi De
Filippis, il già citato3 parroco, si dà vita anche a Marano ad una Cassa rurale, per aiutare
contadini ed artigiani nella loro attività e anche per sottrarli agli usurai.
- In piena guerra, nel 1942, si
insedia a Marano il giovane sacerdote Giuseppe Intrieri, originario di San Pietro in Guarano4.
Nel lungo arco di tempo in cui guida la parrocchia molte cose cambiano nella chiesa; negli
anni Cinquanta si richiedeva ad ogni sacerdote di schierarsi apertamente e duramente
contro i partiti di sinistra. Le contrapposizioni rigide di quellepoca sono nella
memoria di tutte le persone di una certa età, ma risultano anche documentate attraverso
le lettere anonime e le feroci satire in dialetto, da una parte e dallaltra.
Sullaltro fronte, a sinistra, in paese cera il medico condotto, il dottor Giovanni Conforti5, militante del Partito
dAzione approdato poi, dopo la rapida parabola azionista, al Partito socialista. Il
dopoguerra è caratterizzato per tutta la Calabria da una nuova, imponente, emigrazione di
massa, rivolta soprattutto, almeno per Marano Marchesato, verso gli Stati Uniti. Dalle
comunità degli emigrati giungono le rimesse in dollari per chi è rimasto a casa;
arrivano anche offerte generose per la chiesa parrocchiale, soprattutto in occasione della
festa del 16 luglio. Grazie a queste offerte la parrocchia si fa carico, tra le tante
iniziative, di promuovere anche la realizzazione di un monumento ai caduti, che viene
realizzato con il contributo degli emigrati6.
- Gli anni Sessanta e Settanta portano un
po di benessere, grazie alle rimesse degli emigrati e alla politica dei massicci
investimenti pubblici, per dotare la Calabria delle infrastrutture indispensabili. Sono
anche gli anni in cui si allenta il senso di appartenenza alla comunità di origine, con
la perdita di molte radicate tradizioni.
- Permane il legame della gente con la
chiesa parrocchiale, anche a distanza di migliaia di chilometri, come nel caso delle
comunità di emigrati. Anche in occasione di gravi calamità tutto il paese si riconosce e
si riunisce intorno allantico Santuario, come leggiamo da La Comunità Maranese, n.
7 giugno 1989:
-
- Il 4 giugno 1989, seguendo una bella
tradizione, il Sindaco Marigliano ha offerto alla Madonna del Carmine le cinque rose, in
rappresentanza delle zone del paese, in ricordo e riconoscenza del voto espresso dallo
stesso Sindaco in occasione del terremoto del 20 febbraio 1980.
- Uno stampato della parrocchia rievoca
levento, lo stato danimo di quei giorni, il sollievo per lo scampato pericolo:
-
- Il violento terremoto del 20 febbraio
1980 non ha fatto vittime umane, e di ciò ne ringraziamo vivamente la Madonna - ha però
prodotto danni alle abitazioni e alla stessa chiesa consacrata alla Vergine SS. del
Carmine, alla quale vi sentite legati da sincera e profonda devozione. Molti di voi in
questa chiesa hanno ricevuto il Battesimo, la Prima Comunione, la Cresima e il Matrimonio.
Tutti certo ricorderanno le tante volte che son venuti a pregare in questa chiesa dinanzi
allImmagine della Madonna, specialmente nella ricorrenza della solenne festa di
luglio. Tanti forse ricorderanno di aver invocato questa Santa Madre e Regina del Carmelo
e di aver ricevuto qualche grazia particolare per sua intercessione. Ora la sua chiesa,
colpita dal sisma, è chiusa al culto e ha bisogno di urgenti restauri, per poter essere
riaperta e ritornare ad accogliere tutti i suoi figli devoti, specialmente per la prossima
festa di luglio. Noi siamo sicuri che le competenti autorità italiane interverranno
sollecitamente e generosamente, ma fidiamo anche nelle vostre libere offerte, come vi
suggeriscono la vostra devozione e le vostre disponibilità, onde poter affrontare qualche
lavoro più urgente e portare la chiesa a una sufficiente agibilità per la festa del mese
di luglio.
- La Madonna del Carmine benedica voi e le
vostre famiglie. Vi ringraziamo anticipatamente per quello che farete.
- Marano Marchesato, 24 aprile 19807
- Il Parroco Giuseppe Intrieri
- Del passato più lontano, inoltre,
i documenti relativi alla chiesa parrocchiale richiamano vicende8 altrimenti non documentabili, come le numerose
frane e i terremoti, ricorrenti da un secolo allaltro, una minaccia costante alla
vita degli uomini. Di particolare interesse, in qualche modo misteriosa, liscrizione
incisa sulla campana più grande, datata 1771. Nel 17719 , dopo
diciotto anni la chiesa ha di nuovo la sua campana, gioiscono il parroco e il procuratore
della chiesa, soprattutto perché ciò avviene dopo un periodo di grande miseria di tutta
lItalia e dopo un grave10 terremoto, che ha causato di nuovo la rovina di questa terra.
- Questi brevi testi sembrano offrire la
conclusione adeguata allesame che si è tentato di dare della vita di questa piccola
comunità, saldamente legata alle sue radici, con un legame immediato, a volte anche
ingenuo, ma vitale e fecondo.
- Sulla natura di questa devozione
sono estremamente interessanti le note del Questionario del 1936, una vera indagine
sociologica, voluta dallarcivescovo dellepoca. Appare acuta lanalisi
della morale del popolo; minuziosa, quasi ossessiva la preoccupazione degli autori
dellinchiesta di appurare situazioni preoccupanti, come la diffusione della
"moda procace" fra le giovani donne11. Vengono posti anche quesiti sulla diffusione della "stampa
perversa" e sul ricorso a pratiche superstiziose ("le fattucchiere di San Fili e
Laurignano").
-
- NOTE AL QUARTO CAPITOLO
- 1. Tra le tante lettere conservate nella
biblioteca del sacerdote Giuseppe Intrieri, parroco di Marano Marchesato, citiamo:
Ministero dellInterno, Roma 21 marzo 1949. AllOn. Avv. Benedetto Carratelli,
Camera dei Deputati - Roma. Sussidio per la chiesa parrocchiale di Marano Marchesato.
Comune di Marano Marchesato, 19 giugno 1949. Al molto reverendo parroco Don Giuseppe
Intrieri. Oggetto: olio per la parrocchia. Marano Marchesato, 16 settembre 1950. Prof.
Salvatore Spizzirri presidente dellAsilo L. Iantria di Marano Marchesato. Al
Ministero degli Interni Roma. Richiesta di sussidio straordinario. Orfanotrofio A. e S.
Tenuta, Marano Marchesato 14 maggio 1951. Al R. Parroco D. Giuseppe Intrieri.
Ringraziamenti per un sussidio del Ministero degli Interni.
- 2. Lettera del 17 giugno 1922, conservata
presso lArchivio storico diocesano di Cosenza, Fondo parrocchie, Marano Marchesato.
- 3. Del sacerdote Luigi De Filippis,
presso lArchivio storico diocesano di Cosenza, Fondo sacerdoti, si conserva il
fascicolo relativo agli studi in Seminario, dal 1899 in poi. Collaboratore di De Cardona,
fondatore della Cassa rurale di Marano Marchesato. Dà vita, inoltre,
allAssociazione cattolica San Luigi, che dona libri alla biblioteca parrocchiale.
Parroco di Marano Marchesato dal 1916 al 1941. Cfr. Luigi
Intrieri, Don Carlo De Cardona e il movimento delle Casse rurali in Calabria,
Cosenza, Effesette, 1985, p. 141.
- 4. Il sacerdote Giuseppe
Intrieri, la cui famiglia era originaria però di San Pietro in Guarano (Cs), nato a
Cerisano (CS) il 4 settembre 1915, studia prima presso il Seminario diocesano di Cosenza,
consegue poi il Dottorato in Sacra Teologia presso la Facoltà teologica San Luigi a
Napoli, il 3 giugno 1940. Parroco di Marano Marchesato dal 1942 al 1987. Direttore
dellArchivio storico diocesano di Cosenza, presso il quale, nel Fondo sacerdoti, si
conserva il fascicolo relativo agli studi, 1937-1940. Redattore di Parola di vita, su cui pubblica numerosi interventi, tra cui Don
Carlo De Cardona (anni 1898-1904). Fase iniziale, 27 aprile 1968; 2 maggio 1970, Il
canonico D. Cesare Vitari. Pubblica, inoltre, Il monastero delle Cappuccinelle di
Cosenza e la sua ultima superstite Suor Teresa Vitari, Cosenza, Editrice cattolica
meridionale, 1970; La Chiesa in Calabria nelle fonti documentarie dellArchivio
storico diocesano di Cosenza, in Storia della Chiesa in Calabria. Catalogo della
mostra..., pp. 49-57. Vedi anche Festa di Maria SS. del Carmelo - Marano Marchesato
1966, Cosenza, Mit, 1967. Socio fondatore del Centro studi Carlo De Cardona,
costituita a Cosenza nel 1970, collabora ai Quaderni decardo-niani, su cui
pubblica: Don Carlo De Cardona e la prima esperienza elettorale del partito cattolico
cosentino, anno I, n. 1, ottobre dicembre 1970, pp. 22-31; Con D. Carlo De
Cardona i cattolici cosentini si inseriscono per la prima volta nel Consiglio provinciale
(luglio 1905), anno II, n. 1, marzo 1971, pp. 9-16; D. Carlo De Cardona pioniere e
apostolo della redenzione dei lavoratori in Calabria, anno III, n. 1, dicembre 1972,
pp. 16-32. Numerosi testi della biblioteca parrocchiale provengono dalla sua
biblioteca personale, come Profili e rilievi aloisiani, Napoli, 1926, che reca il
timbro del Seminario regionale campano e lannotazione "Diacono Giuseppe
Intrieri, Natale 1939".Vedi anche Luigi Intrieri, LAzione cattolica a
Cosenza, Roma, Ave, 1997, ad vocem. I documenti del suo archivio sono
riferi-bili in massima parte allattività di archivista diocesano e ai suoi
interessi di studioso e di lettore. Molte carte riguardano la parrocchia di Marano
Marchesato e la vita politica e amministrativa nel circondario delle Serre cosentine.
- 5.
Avversario in politica il dottor Conforti era comunque il medico di tutti, anche del
parroco, come risulta dai documenti. Sulla vita politica negli anni Cinquanta e Sessanta
si veda Mario De Filippis, Giovanni Conforti. Democrazia e impegno amministrativo nel
Cosentino, Cosenza, Due Emme, 1998.
- 6. Ancora dalle carte del parroco
Don Giuseppe Intrieri: Studio tecnico geometra Filiberto De Filippis - Mara-no Principato,
15 settembre 1955. Spese sostenute per la sistemazione del Monumento ai caduti a Marano
Marchesato.
- 7. Si veda anche, tra le carte della
Biblioteca di don Giuseppe Intrieri: Comune di Marano Marchesato, Relazione tecnica per il
restauro della chiesa della Madonna del Carmine, Cosenza, 2 aprile 1980, ing. Vincenzo
Rende.
- 8. Per la storia di Marano
nellOttocento si veda Mario De Filippis - Carmen
Ambriani, "Una provincia fuori legge?"..., cit. In Archivio di Stato a
Cosenza, si possono consultare i seguenti documenti: Intendenza di Calabria Citra, Opere
pubbliche comunali, Marano Marchesato, Stato della spesa erogata per la festa votiva della
Vergine del Carmine. 1838. B. 22 f. 460 461-471. Sovvenzione concessa dal Comune al
procuratore della chiesa parrocchiale per lesecuzione di alcuni lavori di
arginazione del torrente Grimoli, che straripando minacciava la stabilità della chiesa,
1857-1858, b. 22 f. 473. Arginazione del torrente Grimoli i cui continui straripamenti
causavano danni alle case, ai fondi, alla chiesa parrocchiale, 1860. Intendenza, Affari
interni, secondo ufficio. 3, f. 80, Quadro dei redditi di ogni natura delle cappelle
erette nella chiesa parrocchiale della Beata Vergine del Carmine di Marano Marchesato,
1840. Affari ecclesiastici, Quadro generale dei debitori di ogni natura delle cappelle
erette nella chiesa parrocchiale della Beata Vergine del Carmine di Marano Marchesato (5
carte grandi) B. 3, f. 81, 1840.
- 9.
Secondo il Catalogo dei forti terremoti, Roma, Istituto Nazionale di Geofisica,
1995, alla data 14 luglio 1767, si registra un evento sismico nel Cosentino.
- 10.
Il testo delliscrizione in questo volume, tra i documenti, nella sezione delle
lapidi.
- 11. Si veda il questionario Unindagine
del 1936 sullo stato morale e religioso della popolazione, in questo volume a pagina
117.
- I SEGNI DEL SACRO SUL
TERRITORIO
- di Mario De Filippis
-
- La chiesa parrocchiale rappresenta
oltre che, ovviamente, un luogo di culto, di memoria, un punto di aggregazione sociale,
anche un monumento, un edificio con una sua storia, fatta di interventi, di rifacimenti,
di sovrapposizioni, in parte leggibili, in parte nascosti dagli ultimi interventi sulla
sua struttura. Un capitolo di questo libro1 è dedicato ad una lettura più tecnica della struttura
delledificio, con alcune ipotesi sulle varie fasi del divenire del monumento. In
questa sede ci si limita a richiamare quei momenti della storia delledificio che
possono confortare ed avvalorare lanalisi dei documenti, delle fonti, delle
testimonianze di ogni genere compiuta fino a questo punto.
- Innanzitutto la lettura esterna del
monumento non esclude che possa avere origine antica, avvalorando così la tradizione che
lo vuole fondato nel XII secolo2.
- Di particolare fascino lo studio delle
parti strutturalmente discordanti, come le piccole finestre laterali, che denunciano le
fasi successive di intervento; oppure i resti del primitivo campanile. Ognuna di queste
pietre richiama gli episodi, i momenti drammatici della storia di questa comunità,
documentati attraverso le Visite pastorali, oppure grazie agli appelli dei vari parroci
alle autorità e ai cittadini e fedeli della Madonna del Carmine. Le vecchie foto in
bianco e nero ci mostrano il tempio circondato dagli alberi, con i fedeli assiepati negli
spazi ristretti lasciati liberi dai venditori ambulanti e dal grande palco riservato alla
banda musicale di turno, alla musica. Anche linterno offre delle suggestioni
attraverso le immagini del passato: unalta balaustra in marmo circondava
laltare, separandolo anche fisicamente dalla zona riservata ai fedeli (la balaustra
è stata rimossa durante gli ultimi lavori di sistemazione).
- I furti hanno gravemente impoverito
larredo interno della chiesa, insieme alle distruzioni naturali e ai danni
dellincuria umana; rimane però ancora significativo il patrimonio artistico che in
essa è racchiuso. Le campane, la più antica risale al 1771, hanno dato il segnale,
nellestate del 1860, della rivoluzione, così almeno racconta un contemporaneo3. Tra gli argenti alcuni
oggetti di pregio per fattura e rarità (per esempio le carte gloria) testimoniano la
devozione dei fedeli, che li hanno donati alla Patrona. Gli arredi in legno rappresentano,
insieme agli argenti, ciò che di più antico rimane dellarredo seicentesco.
- La chiesa del Carmine non è isolata nel
territorio, ma costituisce il centro di una rete di edicole sacre, cappelle, altari,
croci, sparsi nei dintorni. Come è noto le edicole votive, gli altaroli, le cappelle
risalgono allera pagana; il cristianesimo li eredita e se ne appropria, utilizzando
questi modelli architettonici della religione greco-romana, per segnare e sacralizzare il
paesaggio, proteggere i viandanti dalle forze oscure e maligne, lasciare memoria di un
evento straordinario.
- Diffuse in ogni tempo, le edicole sacre
hanno ricevuto nuovo vigore al tempo della Controriforma, punteggiando ovunque il
territorio e assumendo spesso valore artistico, oltre al significato religioso esplicito e
dichiarato.
- La via comunale che, partendo
dallattuale strada provinciale, conduce al Carmine, a metà del suo percorso mostra
le croci in ferro di un modesto Calvario, che preannunciano in qualche modo la vicinanza
della chiesa parrocchiale. La valle in cui sorge la chiesa del Carmine, un tempo coperta
da un fitto bosco e attraversata da torrenti, rappresenta il luogo che deve essere
umanizzato e sacralizzato con i segni della fede. Non a caso il breve racconto, inedito,
riportato4
più avanti, sembra cogliere la suggestione dei luoghi e dei segni, collegando idealmente
il bosco dei castagni allincrocio della strada che conduce alla Chiesa
dellAssunta, dove sono poste le croci, nella località che da esse prende il nome.
- Vicino sorge la cappella
ottocentesca di Santa Filomena5, di cui si ignora lorigine, da tempo chiusa al culto.
- La strada, oggi asfaltata, che dietro la
chiesa scende ripida e poi risale verso il centro di via San Marco, attraversa un torrente
proprio nel punto segnato da unantica edicola in muratura, dedicata alla Madonna del
Carmine, sostituita oggi da unaltra più recente, posta sul livello del ponte
attuale. Lungo il torrente resti di mulini, tracce di sentieri indicano la posizione
strategica di questi edifici, oggi non più evidente ad unosservazione superficiale.
- Delle numerose fontane disseminate sul
territorio comunale solo una, in via Don Saverio, detta appunto la fontana di Don Saverio,
è abbellita da unimmagine sacra. Il piano della strada oggi è più alto, la
fontana quasi nascosta dalle erbacce, si presenta purtroppo deturpata e quasi
irriconoscibile: la lastra che la decora raffigura, sembrerebbe, un San Giuseppe.
- Lungo via San Marco, un tempo
nucleo abitativo del paese, in un piccolo slargo si incontra la cappella dedicata a San
Marco; una iscrizione ricorda un intervento di restauro o di vera e propria edificazione,
ad opera della Società operaia di mutuo soccorso Principe di Piemonte, di Marano
Marchesato6,
sorta nei primi anni del Novecento. Rimane qualche memoria di una cappella privata,
dedicata a San Raffaele, nel palazzo diruto della famiglia Pellegrini Occhiuto, che
occupava unarea di questa zona.
- Nella parte del paese che è cresciuta
lungo lattuale strada provinciale affacciano le chiese dellImmacolata e
dellAssunta, attigue al cimitero; realizzato ai primi del Novecento con il
cosiddetto Cappellone; la parte nuova del cimitero, abbellita da molti alberi, circonda
come un giardino questo complesso di edifici, le cui prime notizie risalgono al
Settecento, secondo le Visite pastorali. Resta da capire lorigine di una chiesa
vasta come lAssunta, arricchita anche da manufatti ed opere darte, ma sorta
come chiesa rurale. Forse il rischio di crollo che a lungo ha minacciato la parrocchiale
ha fatto considerare per qualche periodo lidea di adibire lAssunta a chiesa
principale.
- Più giù le ex cappelle private di San
Francesco di Paola, e a Mavi-tani, di San Antonio Abate, entrambe ottocentesche.
- A monte della chiesa parrocchiale si
incontra, salendo verso la frazione Perri, una cappella anchessa dedicata alla
Madonna del Carmine. In frazione Piano unaltra cappella privata, Santa Maria di
Costantinopoli, oggi di proprietà comunale, adibita a sede di mostre. A poca distanza da
questultima, lungo la strada che sale ripida verso la montagna, il toponimo
Madonnella indica, secondo la memoria di alcuni, la presenza di unedicola sacra oggi
scomparsa.
- Alcuni di questi luoghi sacri si
richiamano al Monte Carmelo; essi sorgono a volte in punti oggi divenuti marginali, nel
contesto viario attuale, ma ben altra appare la collocazione se la si legge con
locchio ai vecchi sentieri, alle scorciatoie, ai centri di incontro delle persone.
- NOTE AL QUINTO CAPITOLO
-
- 1. Si veda la parte curata dallarchitetto Vincenzo Magnocavallo, in questo
volume; di particolare interesse, inoltre, la lettera di don Luigi De Filippis sulle
condizioni delledificio nel 1924, nella sezione di Documenti curata da
Salvatore Aiello.
- 2. Una risposta definitiva potrà
venire in futuro solo da una serie di sondaggi da effettuare sullo strato più antico
della parte nascosta, quella delle fondazioni.
- 3. Il sacerdote Luigi Conforti scrive in un suo opuscolo a stampa di aver
chiamato il popolo a raccolta nella chiesa parrocchiale; si veda Mario De
Filippis-Carmen Ambriani, "Una provincia fuorilegge?"..., cit., pp. 28-41
e 194-195.
- 4. Maria Chiappetta, Narra la leggenda..., inedito, rinvenuto
nella biblioteca del sacerdote don Giuseppe In-trieri, parroco di Marano Marchesato,
riportato tra le testimonianze di fede, di seguito, in questo volume.
- 5. Michael
Walsh, Il grande libro delle devozioni popolari..., cit., p. 116: la devozione a
Santa Filomena viene autorizzata da papa Gregorio XVI nel 1835; la festa, soppressa nel
1960, veniva celebrata il 20 luglio o il 10 agosto.
- 6. Copia
della statuto e altri documenti tra le carte del dottor Giovanni Conforti; cfr. Mario
De Filippis, Giovanni Conforti..., cit., pp. 11 e 67.
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